24 maggio 2012

L'ultima notte




Entro nel locale.
È perfetto. Pieno zeppo di gente.
Giovani.
L'ho immaginato così tante volte, che potrei farlo a occhi chiusi. Giro in mezzo a volti (e corpi) caldi, carichi, sudati. Respiro la loro stessa aria, mi riempio gli occhi delle loro stesse emozioni, le orecchie della loro musica. Per ricordarmi chi sono, accarezzo il manico del coltello, nella tasca dei calzoni. Quello che sono venuto a fare, potrei farlo a occhi chiusi. Qui, in nessun altro luogo.
E poi perché altrove? Perché in altro modo?
Perché dovrei scegliere un posto tanto triste come una stazione della metropolitana? Perché dovrei fissare il mondo a duecento all'ora mentre tutto cade? Perché dovrei chiudermi nel cesso di un ristorante, lasciando la fine di ogni cosa a delle stupide gocce di chimica? No. Sarà qui. Sarà così, in mezzo a tutta questa vita. A questa bella gente.
E poi, finalmente, sarò libero, correrò fuori, e volerò sopra tutto e tutti, poco importa verso dove.
Quale sarà di loro? Chi sceglierò? Chi avrà l'onore? Chissà se punterò a caso, se basterà contare fino a dieci con gli occhi chiusi e lui (o lei) comparirà lì davanti a me?
No, non dovró scegliere. Sará lui (o lei) a parlarmi, senza aprire bocca. Sará lui (o lei) ad accompagnarmi, ad aprirmi la porta della gabbia.
Domani questa lunga (infinita) notte finirá. L'alba di un nuovo giorno mi attende. Domani, alla fine, smetteró queste tristi vesti e indosseró un sontuoso manto fatto solo di luce e di colore.
Offriró vita per nuova vita. Perché se non si muore, non si puó neppure rinascere.
Chi morirá per me stanotte? Per chi moriró io?
Moriremo entrambi, per non lasciarci mai piú.
Due in uno. E l'uno per il tutto.
Ecco, lo sento, sta per giungere l'istante. Stringo il manico. Sento esplodere la vita nel petto. Oh, sí. Lui ora è accanto a me, ride, mi sussurra nell'orecchio una lingua che non conosco. Ride e canta. Io gli sorrido, rido e canto.
Finché tutto accade.
Ora volo, la porta è aperta, spalancata. Mentre lui è lí, in una pozza di sangue sul divano in fondo al locale, e gli occhi fisssi pieni di luci e colori.
E io che adesso (e per sempre) posso andare, libero. Lontano.
Addio lunga, infinita notte.


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